donne dell'unità d'Italia

DONNE CHE HANNO CONTRIBUITO ALL’ UNITA’ D’ ITALIA





E’ importante restituire alla memoria storica quelle figure femminili che sono state simbolo di patriottismo, e che hanno portato il loro contributo al Risorgimento italiano, pagando spesso anche con la loro stessa vita. Donne che, seppure sconosciute, sin da allora avevano la consapevolezza di valere molto; figure che pur facendo da sfondo alla storia italiana, hanno contribuito alla realizzazione di un’ Italia migliore.



ANITA GARIBALDI

Anita Garibaldi, la donna che diventò quasi una leggenda nel Risorgimento italiano, incarnò l’ ideale di donna-guerriero che combatteva per i diritti dei popoli e per l’ eguaglianza dei cittadini. Combatterà sempre con gli uomini e come gli uomini, sostenendo il fuoco avversario e dimostrando sempre doti eccezionali di cavallerizza e grande carattere nelle varie battaglie, in Brasile come in Italia, a fianco di Garibaldi. Anita muore a ventotto anni, incinta, al quinto mese di gravidanza : nelle Valli di Comacchio, dopo la fuga a piedi e a cavallo attraverso montagne e fiumi per sfuggire alla caccia dei soldati austriaci, si consuma la tragedia. La sua avventura umana, storica e sentimentale a fianco di Giuseppe Garibaldi è durata appena undici anni.



LA CONTESSA DI CASTIGLIONE

Virginia Oldoini, nota come la contessa di Castiglione, è stata una nobildonna italiana. Irrequieta, estremamente consapevole della propria bellezza, ma anche ambiziosa e intelligente, sposò a 17 anni il conte Francesco Verasis Asinari. Il matrimonio la introdusse alla corte dei Savoia, dove ebbe gran successo con il re Vittorio Emanuele II, ma anche con altri imponenti uomini del tempo. Considerate la sua intraprendenza e le sue doti di fascino, il cugino Cavour nel 1855 la inviò in missione alla corte francese di Napoleone III

per perorare presso l'imperatore l'alleanza franco-piemontese. La gran presenza mondana e seduttiva della contessa diede i risultati attesi: la contessa fu per un anno l'amante pressoché ufficiale dell'imperatore. L'intrigo diede i suoi buoni frutti, con l'appoggio francese alla partecipazione italiana alla Guerra di Crimea, ma la fortuna della contessa cominciò ad appannarsi. Morì nella sua casa di Rue Cambon 14, a Parigi.Le sue carte, che testimoniavano i contatti da lei avuti con molti importanti personaggi dell'epoca, furono sottratte e bruciate dalla polizia subito dopo la sua morte. È sepolta al cimitero del Père Lachaise, a Parigi.



ROSA VARCELLANA LA BELA RUSIN

Rosa Vercellana nacque a Nizza (Francia, allora Regno di Sardegna) l'11 giugno 1833. Il padre faceva parte della Guardia imperiale napoleonica, ma nel 1814 entrò nelle guardie del re Carlo Alberto. Rosa Vercellana incontrò per la prima volta Vittorio Emanuele II nel 1847: il futuro re d'Italia aveva 27 anni, era sposato e aveva già quattro figli. Lei aveva 14 anni. Dopo i primi incontri clandestini, la ragazza, che era analfabeta, si trasferì nella palazzina di caccia di Stupinigi, in una dipendenza del parco. Vittorio Emanuele II mantenne la propria relazione con Rosa Vercellana per tutta la vita, ed ebbe da lei due figli: Vittoria ed Emanuele. Nel 1864 Rosina seguì il re a Firenze. Nel 1869 il re si ammalò e temendo di morire sposò Rosa Vercellana con un matrimonio morganatico, ovvero senza l'attribuzione del titolo di regina. Dopo la morte di Vittorio Emanuele Rosa Vercellana trascorse gli ultimi anni della sua vita nel palazzo Feltrami di Pisa, che il re aveva acquistato per la figlia Vittoria, ove morì nel 1885. Casa Savoia vietò che venisse seppellita al Pantheon, non essendo mai stata regina; per questo motivo, e in aperta sfida alla corte reale, i figli fecero costruire, a Torino Mirafiori Sud una copia del Pantheon in scala ridotta, poi soprannominata "Mausoleo della Bela Rosin". Isolata e disprezzata dai nobili, Rosa Vercellana fu invece amata dal popolo per le sue origini contadine: si dice che la canzone popolare risorgimentale La bela Gigogin si riferisse in realtà a lei.

 

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